Nelle ultime settimane la sigaretta elettronica è ritornata inaspettatamente in auge. Ma le notizie che hanno contribuito a riportarla in cima alle classifiche di ricerca non sono state positive.
Ci riferiamo in particolare ai 450 possibili casi di malattia polmonare e ai 5 decessi associati all’uso di sigarette elettroniche, segnalati al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense, in 33 stati diversi e nelle Isole Vergini americane. La prima morte per malattia polmonare legata allo svapo negli Stati Uniti è stata segnalata in Illinois durante il mese di agosto.
Ci chiediamo, quindi, quanto ci sia di vero in questi avvenimenti. Non ci siamo fermati ai titoloni, né tantomeno ai proclami, e abbiamo realizzato una profonda analisi di fact checking, che ci porta ad asserire che gli svapatori italiani sono al sicuro. Vi spieghiamo perché.
In tutti i casi segnalati, è stata riscontrata la presenza di prodotti a base di cannabinoidi, illegali in Unione Europea
Abbiamo meticolosamente controllato e confrontato tutte le fonti che rientrano nel merito. Dalla nostra analisi, sebbene le indagini siano ancora in corso, emerge molto chiaramente che tutti i casi segnalati riportano la presenza di prodotti a base di cannabinoidi.
Livelli estremamente elevati di acetato di vitamina E chimica sono stati trovati in quasi tutti i prodotti di svapo contenenti cannabis che sono stati analizzati nell’ambito dell’indagine. Almeno un prodotto di vaporizzazione contenente questa sostanza chimica è stato collegato a ogni persona che si è ammalata.
La vitamina E è il nome comune per diversi tipi simili di oli chiamati tocoferoli. Si trovano comunemente nel mais e in altri oli vegetali o prodotti sinteticamente dal petrolio. Lo mangiamo spesso come integratore alimentare, e i produttori lo inseriscono in alimenti e cosmetici.
È comunemente sintetizzato in tre fasi, usando sostanze chimiche derivate dal petrolio, più significativamente l’idrochinone.
L’Unione europea ha assolutamente vietato l’idrochinone a causa dei suoi potenziali effetti cancerogeni.
Il mercato del vaping italiano ha delle normative e dei controlli rigidissimi, a differenza degli Stati Uniti
Ciò non tange i mercati illeciti, che negli Stati Uniti imperversano senza alcun controllo. Difatti, non stupisce che un giovane, attualmente ricoverato con gravi problemi polmonari, ammetta di aver usato liquidi con sostanze illegali, acquistati da uno spacciatore.
Nei paesi appartenenti all’Unione Europea, in Italia in particolare, la situazione è di gran lunga differente. Prima che un aroma, o un liquido, venga immesso nel mercato, deve prima seguire un lungo e doveroso processo di controllo qualità e sicurezza.
In linee generali, tutti i liquidi devono essere inizialmente notificati all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, e dopo 6 mesi passano allo stretto e rigido controllo del Ministero della Salute, il quale dà la conferma definitiva per la vendita.
Diversi decreti legislativi, facenti parte della TPD, ne regolamentano il processo di produzione e vendita, stabilendo anche limiti molto importanti inerenti alle quantità di nicotina presenti (cliccami per visitare il sito della Gazzetta Ufficiale).
In Italia, quindi, controlli strettissimi e serrati. Tutti i liquidi e gli aromi nel mercato italiano sono privi di sostanze tossiche o nocive. Il consumatore finale può tranquillamente controllare i codici di notifica, consultando il sito dell’AAMS online, dove vengono frequentemente pubblicati e aggiornati in maniera molto trasparente.
Medici, scienziati e enti sanitari si mobilitano per fare chiarezza
In questo periodo di profonda incertezza, alimentata dalle macchine del fango mediatico e dai produttori seriali di fake news, è molto importante farsi largo fra la disinformazione, andare oltre i titoloni che creano clamore inutile e pericoloso per l’intero settore.
Il Regno Unito rappresenta il modello ottimale: diversi medici e scienziati si sono mobilitati per fare chiarezza, per spiegare che questi casi particolari sono in realtà degli episodi isolati, dovuti a gravissime quanto importanti negligenze nei sistemi di controllo statunitensi.
La prof.ssa Linda Bauld, esperta di sanità pubblica all’Università di Edimburgo, sostiene i punti sopraelencati: “sembra altamente improbabile che prodotti di svapo ampiamente disponibili contenenti nicotina, in particolare del tipo regolato in Europa, stiano causando questi casi”, ha affermato. “Tutte le prove fino ad oggi suggeriscono che i prodotti di svapo di marijuana illeciti (oli di THC) sono la causa. In particolare, un composto chiamato tocoferolo acetato può esserne il colpevole. “
Paul Aveyard, professore di medicina comportamentale all’Università di Oxford, ha dichiarato: “Questi casi sono preoccupanti e devono essere investigati, ma i consigli di tutti gli organismi ufficiali nel Regno Unito sono che è sempre preferibile svapare che fumare.”
L’uso quotidiano di sigarette elettroniche può aiutare i fumatori a smettere
Continuano ad aumentare gli studi scientifici che dimostrano la comprovata efficacia della sigaretta elettronica nel percorso di riabilitazione per l’abbandono della sigaretta tradizionale.
In particular modo, ci riferiamo ad uno studio realizzato dal centro di ricerca e trattamento del tabacco del Massachusetts General Hospital (MGH), il quale fornisce prove critiche a livello di popolazione che dimostrano che
l’uso quotidiano di sigarette elettroniche aiuta i fumatori statunitensi a smettere di fumare sigarette combustibili.
Scopri di più leggendo l’articolo dedicato all’argomento, cliccando qui.