Negli ultimi giorni, è stato pubblicato uno studio della Duke University che sta facendo discutere molto il mondo del vaping. La ricerca sostiene che gli aromi presenti nei liquidi per sigarette elettroniche possono dare origine a sostanze tossiche, quando combinati con i diluenti.
I nostri lettori possono stare tranquilli: lo studio della Duke University è riferito a dei liquidi commercializzati negli USA. Questi, date le differenti normative, presentano delle sostanziali differenze con i liquidi presenti in Europa. In secondo luogo, la comunità scientifica si è dimostrata scettica riguardo i risultati della ricerca.
Le contestazioni
I risultati dello studio della Duke University possono essere messi in dubbio secondo due ordini di motivi. Il primo riguarda il metodo di ricerca e i dubbi sono mossi da Jacob George, docente di Medicina e terapia cardiovascolare all’Università di Dundee. Il secondo, posto da Nicholas Hopkinson, direttore medico della British Lung Foundation, riguarda la presentazione dei risultati.
“I dati qui presentati riguardano il lavoro sulle cellule in vitro e non gli studi clinici sull’uomo. Pertanto, qualsiasi estrapolazione all’intero sistema della fisiologia umana è nella migliore delle ipotesi debole”. Queste le parole di Jacob George, riportate da SigMagazine. Inoltre, per legge i liquidi in Europa non possono superare i 20 mg/ml, diversamente dagli USA.
Nicholas Hopkinson, invece, contesta la validità dei risultati ottenuti dallo studio della Duke University. Tali risultati infatti, risultano irrilevanti in quanto sarebbe ipocrita affermare che la sigaretta elettronica non causi danni. Il punto è che, configurandosi come strumento di riduzione del danno da fumo, con questi dovrebbero essere confrontati per avere validità.
La credibilità dello studio
Il punto che più ha generato lo scalpore del mondo del vaping, riguarda il fatto che la Duke University sia finanziata da una nota multinazionale del tabacco. Questo genera un evidente conflitto di interessi. La European Respiratory Society aveva in programma la presentazione dello studio della Duke University nel proprio congresso, tenutosi fra il 7 e il 9 settembre.
La European Respiratory Society è, per statuto, un organismo indipendente. In quanto tale, ha liberamente deciso di introdurre degli emendamenti che vietano la pubblicazione di ricerche condotte grazie a finanziamenti delle multinazionali del tabacco. Il divieto, nello scorso ottobre, si è esteso anche agli studi finanziati da aziende del mondo delle sigarette elettroniche.
Perché andare contro il proprio statuto e pubblicare lo studio della Duke University? SigMagazine e l’associazione Anpvu, che da anni si batte per il riconoscimento della ecig come strumento di riduzione del danno da fumo, combattono in prima linea per denunciarne l’ipocrisia.
La riposta di Thierry Troosters, presidente dell’ERS, è che “non è stato tuttavia possibile trovare alcun collegamento diretto tra gli autori dello studio e l’industria del tabacco. Ovviamente gli autori non possono assumersi la responsabilità di tutti i laboratori del loro istituto“. Insomma, si riconosce il collegamento fra l’istituto e la multinazionale finanziatrice, ma non si ritiene che il conflitto di interesse sia imputabile agli autori delle ricerche.
Quello che tutti noi possiamo fare è denunciare quella che a prima vista appare come una bufala, senza lasciarci intimorire.